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Opere

Giorgio Colombo Taccani
Il ritorno a casa
(1995)
su lettere di bambine di Hiroshima
per v. recitante, coro femminile, cl., perc. e quart. d'archi


Durata: 13:00
Editore: Suvini-Zerboni

Icaro, assai più di Orfeo -ed in maniera simile ad altri miti, come quello di Prometeo, di Sisifo, di Tantalo- è anche allegoria della condizione dell'artista, del suo volo, coraggioso e perdente. Icaro, il labirinto, la costruzione delle ali, il fascino irresistibile, ma bruciante, della luce.
Il labirinto del musicista è invece la storia, quella scritta e quella da scrivere, le mura sono gli strumenti e le idee, che possono trasformarsi però in ali; la cera è la nostra natura di uomini-che-fanno, in fila come formiche e insieme persi in quel tragitto inarrestabile che è l'Arte.
Anche il violino è un labirinto, uno strumento senza tasti, senza guida, uno strumento misterioso in cui si confondono legno, colla, metallo, budella, crini di cavallo, pece. Uno strumento indocile eppure magico, nel quale niente è donato e tutto è creato da chi suona, che deve essere un volatore eccelso, pena la vita.
Nel 1981 stavo lavorando su nuove idee, maneggiando il mio vecchio violino, ricevuto in eredità. Mi interessava creare polifonie estreme, fondali di note acutissime, scintillanti, forati da suoni scuri, parlati, quasi lamenti; tremoli sotterranei e irregolari, quasi dei brividi, e dare l'illusione di un suono capace di allontanarsi e avvicinarsi come se si muovesse nello spazio, pur provenendo da un oggetto così piccolo e fermo. E variarne il colore, dall' azzurro limpido e quasi freddo all'arancio caldo, affannoso, "respirato", fino al rosso intenso, che al ponticello diventa incandescente, si scotta, brucia, si distorge in grovigli inarmonici...
Ma nel 1981, in giugno, ci fu anche nel nostro paese la tragedia di Vermicino (un bambino morì imprigionato nel pozzo in cui era caduto) e in quei pochi giorni è nata di getto la prima stesura di questo "Icaros", che da principio portava in calce la scritta "in memoria di Alfredino", ma che mi è subito sembrata alludere ad un fatto troppo privato e doloroso, per noi tutti, e che è stata quindi sostituita dalla sola dedica, al violinista Carlo Lazari.
Claudio Ambrosini