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Opere

Lucia Ronchetti
BendelSchlemihl
(2000)
Strasse-opern - Testo di Ivan Vladislavic da Adelbert von Chamisso
per Voce recitante, Accordeon e Elettronica


Durata: 22:00
Editore: Ed. Durand
1� Esecuzione: Stuttgart - 05/2001
Commissionato da: Akademie Schloss Solitude - Stuttgart

Una delle mie più recenti esperienze compositive con informatica è BendelSchlemihl, Strasse-opern, per voci registrate, fisarmonica ed elettronica, composto su testo dello scrittore sudafricano Ivan Vladislavic e prodotto dall' Elektronisches Studio Musik-Akademie di Basilea e dall' Akademie Schloss Solitude di Stoccarda nel 2001. Il lavoro è stato creato a Stoccarda, all' Akademie Schloss Solitude nel maggio 2001, ripreso a Parigi dal Festival "Alternative lyrique" nel settembre 2001, dai "Tage für Live Elektronik" di Basilea nell'ambito dell' "Europäischen Musikmonats", nel novembre 2001 ed è ora in programma per il Festival "Agora" dell'Ircam a Parigi per il Giugno 2002. L'insieme di queste occasioni esecutive mi ha dato la possibilità di testare la parte di programmazione live del con una inedita precisione e credo che l'utilizzo degli algoritmi MSP in coordinazione con frammenti pre-registrati ed il testo registrato, abbia raggiunto un buon equilibrio. L'idea del lavoro nasce dalla lettura del romanzo ottocentesco di Adalbert von Chamisso, Peter Schlemihls wundersame Geshichte, straordinario diario di ribellione di un personaggio, che, isolato dal mondo in quanto senza ombra (ceduta al diavolo), rifiuta di concedere anche la propria anima e preferisce una vita solitaria da ricercatore scientifico. A partire da questa scelta, il romanzo si trasforma in un moderno frammento in cui il tempo narrativo comincia ad essere perturbato per mezzo della magica apparizione degli stivali delle sette leghe, apparizione che genera un realistico delirio di accelerazioni ed indefiniti rallentamenti. Ho interpretato l'ultima parte di questo romanzo come avventura esplorativa e mappa interrogativa del divenire formale. Peter Schlemihl trova gli stivali delle sette leghe e può partire per una nuova forma di esplorazione del mondo conosciuto, secondo un tempo accelerato, che lo porterà soprattutto in Africa. Il fascino del melange tra oggettività dell'osservazione scientifica e libertà onirica e fantastica della favola, generano in questo testo una teatralità dirompente. Ivan Vladislavic, giovane scrittore sud-africano, che ho avuto la fortuna di incontrare a l'Akademie Schloss Solitude di Stoccarda nel 1999, ha riconosciuto nella velocità fantascientifica degli stivali magici usati a scopo esplorativo, la crudele velocità di divoramento che gli europei hanno avuto nei confronti della cultura e della tradizione africana nel periodo coloniale ed ha, a sua volta, concepito un testo, la cui teatralità è basata sull'analisi della velocità della narrazione, generando, a latere, delle considerazioni critiche su un oggettiva e storica scoperta attiva e violenta dell'Africa realizzata dalla curiosità scientifica occidentale. Il testo è concepito come un dialogo a due voci: Schlemihl, citato dal testo originale, racconta le sue esperienze scientifiche; Bendel, un uomo anziano che vive raccogliendo metalli nelle strade della odierna Johannesburg, racconta il suo mondo. Durante l'evoluzione del pezzo, Bendel comincia a commentare le esperienze di Schlemihl, divenendone il narratore e fondendosi con il personaggio del servo nel romanzo di Chamisso. Oltre alla divisione in due voci provenienti da spazi storici e temporali differenti, alcune citazioni dal diario di viaggio di Alvaro Velho sui primi viaggi in Africa di Vasco da Gama, restituiscono al testo di Vladislavic, la stessa affascinante connessione tra narrativa fantastica e reportage documentaristico del testo sorgente. La registrazione del testo è stata realizzata sotto la supervisione della regista Minky Schlesinger, in Sud-Africa, con una voce in inglese di un attore sudafricano bianco ed una voce in Africans di un sudafricano nero. La complessità di rimandi del testo e dell'ordito musicale affidato alla fisarmonica virtuosa di Teodoro Anzellotti rispecchia la interazione tra un testo sorgente lontano nel tempo, e la discussione e il confronto tra me e Vladislavic, persone lontane per formazione ed esperienza. Solo il fisarmonicista, ideale cantastorie, si perde e si ritrova nel naturale accenno a diversi momenti della storia. L'opera che ne deriva si presenta in una forma quasi radiofonica e può essere eseguita in un qualsiasi spazio, anche piccolissimo, come anche all'aperto. E' una strasse-opern in quanto il solo fisarmonicista con un semplice PowerBook, può realizzarla. Il pubblico è raccolto ad ascoltare il solista, secondo la speciale atmosfera, raccolta e riservata che si addice ai due solitari personaggi del testo, dialoganti con se stessi. La specificità di questo necessario habitat viene completamente disegnata dall'emissione della materia sonora. L'insieme delle sorgenti sonore decidono, in effetti, i confini del necessario spazio invaso, idealmente concepito per il testo parlato. Il lavoro in collaborazione con l'autore del programma live, Volker Böhm e con Teodoro Anzellotti è entusiasmante proprio perché, al di la dell'utilizzazione di algoritmi MSP complessi e dedicati, l'interesse verte innanzitutto sul gioco di interazione ed equilibrio tra lo strumento live, il testo registrato, spesso sussurrato con estrema delicatezza e l'elaborazione live. Il trattamento strumentale aderisce alla particolare espressività della fisarmonica di Anzellotti, basata sull'elaborazione di un timbro sottile e raffinato, gestito dalla respirazione del mantice con grande afflato e teatralità. La polifonicità dello strumento è sottratta a favore del virtuosismo monodico mentre l'elaborazione live trattiene ed anticipa i materiali strumentali per trattarli in forme armoniche complesse sostenute da vari algoritmi di sintesi granulare.
(Lucia Ronchetti)