Gattomachia
13-15 dicembre 2002
L'Aquila, Teatro S. Filippo
13-14-15 dicembre
realizzazione dell'opera vincitrice della 3a edizione del Premio "Quarant'anni nel 2000"
nell'ambito della manifestazione "Corpi del Suono 2002"
GATOSFERA
Gatti da suonare
Musiche di Maria Cristina de Amicis e Michelangelo Lupone
ideato da Francesca Angeli
voci su nastro: Helene Franck, Anna Clementi, Paola Campanini
Gattomachia
opera in un atto per attore/attrice-cantanti, flauti, percussioni, gruppo di bambini, nastro e live electronics (2002)
su testi liberamente tratti da Gatomachìa (1634) di Lope de Vega
Musica di Roberta Vacca
Anna Clementi soprano
Bruno Zeni attore
Birgit Nolte flauto
Alessandro Tomassetti percussioni
Paola Campanini costumi, disegni e pupazzi
Allegra Amici effetti speciali
Pablo Montagne live electronics
Corrado Rea light design
Dino Iovannetti datore luci
Vanessa Gasbarri assistente alla regia
Carlo Volpe regia del suono
Francesca Angeli regia e inserti video
Produzione elettronica: Istituto GRAMMA - L'Aquila
Prodotto da Istituto GRAMMA - Federazione CEMAT - L'Uovo/Teatro Stabile di innovazione
con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo
La GATTOMACHIA è una trama d'inganni amorosi e agguati, in un'epoca qualsiasi, in una società … di gatti.
Nell'opera, rivolta ad un pubblico compreso tra i 5 e i 105 anni, la storia viene animata, illustrata, narrata, commentata e musicata con strumenti acustici ed elettronici. La scelta di unire diversi livelli espressivi è legata al bisogno di costruire attraverso l'immaginario un'esperienza dinamica e globale dei sensi: un'esperienza artistica in equilibrio tra immagini, azioni, parole e suoni. Il testo utilizzato è tratto dalla "Gatomachìa" (1634) di Lope de Vega, poema dedicato dall'autore al figlio; in questa ballata eroicomica aleggia una legge di ipocrisia e cautela, tipica della società gattesca (ma non solo!) che assume una dimensione che tocca corde più segrete di quelle umane, che fa vibrare il mondo "gattifero". Nelle scene di gelosie e lotte fra gatti, nella bizzarrìa delle vesti e degli ornamenti, nell'alone traboccante di superiorità indulgente ed amabile che avvolge, fin troppo, "umani" innamoramenti, rivalità e civetterie, si evidenzia una singolarissima e strana modernità di un "Epos del Gatto". I personaggi di questa galleria di gatti (Marramaquiz - gatto romano, Micifuf - gatto ruffiano, Zapachilda - gatta assai bella) vantano gesta di frenetici cacciatori di cibo fra i tetti, in dispense e cucine, di strazianti rubacuori, pur essendo per lo più eroici ladri, affamati senzatetto. L'ambiente sonoro cerca di entrare, anche con citazioni d'autore (Rossini - "Duetto dei Gatti"), nella pelle dei gatti rendendoli umani per poi uscirne e trattarli per quello che sono in tutte le pieghe della loro natura "micia", fatta di quella tenera ironia che porta con sé una fascinazione, un riferimento ideale (grazie anche al brano qui preso a prestito) ad una sorta di codice genetico gattesco.
La funzione dell'elettronica si articola su due livelli: quello del tempo reale (live electronics) e quello del tempo differito (nastro); il nastro è utilizzato per l'ambientazione, la narrazione ed il commento della vicenda; il live electronics è rivolto a moltiplicare le "voci" dei personaggi presenti sul palco per mostrarne la poliedrica personalità. Le entità che mettono in relazione personaggi/ambienti/psicologie continuamente cangianti sono le percussioni, con materiali sonori che si legano ai luoghi in cui si svolge la vicenda, ed il flauto, spesso usato con una funzione quasi incantatrice, ipnotica, per ristabilire "l'ordine" nelle differenti situazioni umorali gattesche. Il risultato è un discorso sonoro ora simile al miagolio, ora al lamento, ora al brusio dei partecipanti alle vicende. Gli elementi presenti sul nastro (risultato di un lavoro sui campioni delle voci dei partecipanti alla vicenda, oltre che degli strumenti) sono l'alter ego dialettico degli esecutori dal vivo; si genera così una teatralità tutta giocata sul piano del linguaggio. La struttura dell'opera segue quella strofica del testo, spesso anche mediante la ripetizione di sezioni, alternando narrazione e commento della vicenda con un refrein che ricorda la figura del cantastorie.