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Opere

- bio
Alvin Curran
Alvin Curran - Biografia
Providence, 1938

Sito: www.alvincurran.com

E-mail: [email protected]
Crystal Psalms (1988) per pianoforte
New Albian Records - 1994

Alvin Curran è una delle figure più interessanti della musica contemporanea, per la sua inesauribile curiosità che lo ha portato a sperimentare le più varie possibilità di produzione musicale, senza mai credere a suggestioni spettacolari o divistiche ma al contrario creando la sua affascinante musica in una atmosfera rilassata e collaborativa. Americano, nato nel 1938, Curran fa musica dall'età di cinque anni, quando iniziò a prendere lezioni di piano, per passare ben presto al jazz; ha studiato musica alla Brown University e poi a Yale con Elliott Carter, che riconoscendone il talento lo porta con sé a Berlino come assistente. Insofferente dell'ambiente accademico, Curran gira l'Europa e si stabilisce poi in Italia. Tra il 1965 e il 1980 risiede a Roma e nel Lazio, dove collabora con eminenti musicisti europei e americani in formazione di libera improvvisazione che hanno svolto uno storico ruolo di raccordo tra la musica composta, le cui avanguardie si orientavano verso forme stocastiche e le esperienze di derivazione etnica e jazzistica. In particolare Musica Elettronica Viva, con Richard Teitelbaum, Steve Lacy, Franco Cataldi, Fredric Rzewsky, fondato nel 1966 ed esistito in varie incarnazioni fino agli anni '70, ha costituito una sorta di laboratorio permanente in cui i più avventurosi musicisti delle varie estrazioni sperimentavano le composizioni di Cage, Lucier, Behrman, Kosugi, ed eseguivano le proprie. Nel suo soggiorno romano ha coltivato importanti amicizie, come quelle con Ennio Morricone e Giacinto Scelsi, senza mai perdere l'occasione di suonare con i più qualificati esponenti della improvvisazione contemporanea, da Anthony Braxton a Evan Parker.
Il suo stile parte spesso da elementi minimi, oggetti sonori trovati nel corso dei suoi viaggi, per costruire paesaggi musicali di grande respiro, con un uso naturale e non feticistico delle risorse elettroniche, sempre usate con uno scopo preciso, non casualmente sperando che le loro grandi potenzialità producano qualcosa di accattivante o interessante. In un montaggio sonoro che lentamente trascolora dall'una all'altra atmosfera, arpe eoliche, tubi di plastica. campanacci da mucca, voci e ritmi di bambini si succedono producendo risonanze e suggestioni. Egli stesso ha così descritto questo processo: "II suono può apparire nella mia testa, o nelle mie mani, piedi, gola, stomaco o fuori dalla mia finestra, magari ogni giorno alla stessa ora. Un accordo, qualche nota, un treno che passa, un sogno, una premonizione, una vecchia armonica. Spesso c'è più di un suono, e quelli nuovi possono rianimare quelli vecchi, immagazzinati per essere usati in un altro momento. Così in genere ci sono varie e diverse ossessioni che abitano tutte insieme negli affollati e disordinati appartamenti del mio cervello, aspettando che io riesca a trovare il lievito giusto per farli crescere e diventare un essere musicale completamente nuovo." Tra le sue opere più conosciute, prodotte nel suo soggiorno italiano quando ha concentrato la sua attività sulla musica in solo, Canti e Vedute dal Giardino Magnetico, recentemente ristampato negli Stati Uniti in CD dalla Catalyst/RCA.
Jopshua Kosman ha così recensito il disco: "data la varietà di materiali, quello che colpisce è il modo in cui il brano riesce a essere scorrevole e insieme concentrato. I suoni si alternano, interagiscono e si ricombinano, sempre senza perdere la loro essenziale integrità o il loro senso della direzione drammatica. Col tempo, il brano arriva davvero a costituire quello che con frase abusata si definisce un giardino inferiore. È musica meravigliosa e memorabile".

Aggiornato a 02/2014