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Opere

Nicola Sani
Lo soffia il cielo
(1998)
per 2 Tube e Nastro a 8 canali


Editore: Suvini-Zerboni
1� Esecuzione: Palazzina Liberty - Milano - 06/2001
Produzione: TU Elektronisches Studio Berlin
Commissionato da: TU Elektronisches Studio Berlin

Lo soffia il cielo è stata scritta tra il 1998 e il 2001. Commissionata e prodotta dallo Studio Elettronico della Technische Universität di Berlino, utilizza il sistema per la composizione del suono nello spazio "Sigma 1", sviluppato dallo staff di ricerca berlinese. La composizione risente fortemente dell'influenza che ha avuto su di me in questi ultimi anni la città di Berlino, le sue atmosfere, i suoi silenzi, le sue divisioni, i cantieri continuamente al lavoro, l'impressione di vivere in una città di frammenti ancora divisa in due, in cui ogni parte dell'una trova una sua corrispondenza, reale o ipotetica, nell'altra, la possibilità di trovare ancora in quella metropoli i silenzi, gli improvvisi spazi e gli interrogativi futuri che altrove non esistono più, la presenza continua, ossessiva, del ricordo della guerra e della distruzione, l'idea di vivere sotto un cielo perennemente abitato di memorie e di incognite. Dualismo, contrasto, contrapposizione, conflitti, intersezioni, proiezioni antagoniste, sono alla base di un "dialogo a distanza" dei due strumenti, circondati da due fronti contrapposti di altoparlanti. Sulla scena i due interpreti sono disposti alle due estremità opposte della sala di fronte ai rispettivi gruppi di altoparlanti. L'uno rimanda all'altro, l'uno si contrappone o si accorda con l'altro. Il nastro magnetico è una sorta di amplificazione spaziale di questa trama, con una orchestrazione di ottoni, legni e percussioni elaborati con le tecniche digitali dello studio di Berlino. Una considerazione speciale merita il lavoro di composizione nello spazio. Diversamente dal concetto di "spazializzazione", in questo caso ogni suono ha una sua specifica traiettoria dinamica spazio-temporale. Gli otto canali, anch'essi suddivisi in due gruppi di quattro contrapposti, rimandano nella sala le proiezioni di un fronte verso l'altro, con una rete di movimenti estremamente dettagliata, che si "contrappone" a quella dell'esecuzione strumentale.