Il g. 24 luglio viene stilato questo testo dopo aver letto su La Stampa l'articolo di Sandro Cappelletto che rileva le incredibili difficoltà causate alla vita musicale da nuove norme che si pensava dovessero portare equità e giustizia, ma che si sono rilevate addirittura depistanti.
Tolti  un certo gruppo di operatori che hanno avuto probabilmente meritoriamente  un riconoscimento finanziario, dai recenti provvedimenti ministeriali sono stati cancellati o fortemente penalizzati quasi tutti i soggetti che si prefiggono di presentare composizioni nuove, di sostenere i giovani musicisti, di facilitare le loro carriere e il loro inserimento nella società. E tra questo il Cemat.
La musica contemporanea, la ricerca, le innovazioni tecnologiche sono state spazzate via proprio quando, a livello internazionale, le nostre realtà trovano spazio nelle più prestigiose iniziative.
La musica contemporanea è un'arte in divenire e se la si valuta su basi quantistiche è più che evidente che non può avere i numeri del consenso dovuto alle cose già note. Nè si può richiederlo perchè è un parametro che falsa la motivazione stessa della creatività.
Come mai lo Stato italiano, che non perde occasione per magnificare la cultura italiana , si comporta in questo caso in modo del tutto controproducente? Perchè vengono privilegiate forme di spettacolo che al 90% propongono tour di artisti stranieri? Siamo davvero così poveri di inventiva e di talenti?
Il futuro dei nostri musicisti è diventato buio. Questa missiva è scritta, a caldo, con grande sofferenza e rabbia, da alcune delle sigle, cancellate o fortemente limitate dalla Commissione Musica del Ministero, e da musicisti e operatori del settore al fine di contrastare la tendenza autolesionista del Paese e per affermare con forza la necessità di un rapido cambio di passo, alla luce dell'esigenza di sostenere la creatività italiana e con essa la promozione, la formazione e l'innovazione anche nella musica.


I dati ufficiali dei finanziamenti del FUS alla musica  sono usciti il 6 agosto 2015.

La federazione Cemat è stata cancellata dai contributi del FUS dopo ben 19 anni di attività al servizio della musica italiana, non essendo rientrata nei 15 soggetti finanziabili (a fronte dei 180 dell'anno precedente!!!). E'  sin troppo evidente che la sola idea di blindare le domande a soli 15 soggetti, reperiti in un vasto quanto eterogeneo contesto di iniziative, sia stata un'arma micidiale.

A settembre uscirà un Infocemat nel quale evidenziamo la mole di lavoro che in questi primi sette mesi già abbiamo svolto (tutto lavoro che non verrebbe pagato e compensato) e inviteremo i soggetti finanziati a dare altrettanta pubblicità alla loro programmazione. E che succede da qui in poi?

Già informalmente si sapeva delle grandi difficoltà che il Decreto dell'agosto 2014 aveva creato e 16 parlamentari, su invito della sen. Elena Ferrara hanno presentato un'interrogazione molto circostanziata al Ministro che di cui vi accludo un estratto.
Alcune decine di associazioni o musicisti, a partire da Salvatore Accardo, Luca Lombardi, Michele Campanella, Roberto Fabbriciani e tantissimi altri hanno poi aderito all'invio di una lettera al Ministro nel quale si puntualizzano i diversi punti critici chiedendo di rivedere le strategie dei finanziamenti.

Per dare adesione e sostegno a tale richiesta è possibile firmare l'appello qui pubblicato.

Grazie della vostra attenzione e della vostra solidarietà

Gisella Belgeri
Presidente
Federazione Cemat – Center Music Art Technology

E' anche possibile firmare l'appello, diramato da Orchestra Roma tre, su change.org

Lettera Appello

All' On. Dario Franceschini
Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo

OGGETTO: Richiesta di revoca dei Decreti Direttoriali nn. 947, 948, 949, 950, 952 in merito alle assegnazioni FUS 2015 relative alle Attività Musicali

Onorevole Ministro,

Rivolgiamo alla Sua persona il presente appello, urgente e necessario perché la situazione che si è determinata a seguito dei Decreti di cui in oggetto, nella sua gravità, rischia concretamente di compromettere la sopravvivenza di centinaia di istituzioni musicali del nostro Paese con il consequenziale impoverimento dell'offerta musicale nel territorio e la cancellazione di possibilità lavorative (peraltro già molto poche nel nostro Paese) per gli operatori, anche giovani, del mondo della musica.

Come ella certamente sa, i criteri di ammissione all'interno del Fondo Unico per lo Spettacolo e di riparto delle risorse sono cambiati totalmente a partire dall'anno 2015, per gli effetti del DM 1 luglio 2014 che ha letteralmente rivoluzionato il settore.

A parte il fatto che una riforma di questa importanza probabilmente avrebbe forse necessitato di una vera e propria revisione di legge (mentre il testo normativo di riferimento rimane la legge n. 163 del 30 aprile 1985) e non di un semplice DM, pur accettando le finalità e attenendoci allo spirito dello stesso, leggiamo quanto affermato nella scheda tecnica reperibile sul sito del Ministero ovvero che  "Il nuovo metodo...si basa su una valutazione delle domande di contributo fatta oggettivamente con un sistema di quantificazione delle attività realizzate e dei risultati raggiunti. Su base 100, 70 punti verranno assegnati automaticamente, in modo del tutto trasparente ed oggettivo, in funzione di un set di indicatori chiari e misurabili. I restanti 30 punti verranno assegnati dalle nuove commissioni tecniche, alle quali non parteciperà più il Direttore Generale, e che avranno il compito di esprimersi con un giudizio di qualità su una serie di questioni legate al progetto presentato. Si tratta di una rivoluzione del sistema, che allineerà il contributo con il valore creato da ciascun operatore, ridisegnando il sistema delle contribuzioni"

Senza entrare nel merito del Decreto, da quanto emerge dalla lettura dei Decreti Direttoriali citati in oggetto, in questa sede si vuole semplicemente affermare che i criteri sopra esposti sono stati totalmente disattesi.

Le criticità sono infatti molte, ma la distorsione più macroscopica e facilmente percepibile è una: il giudizio della commissione tecnica, che doveva semplicemente valutare la qualità artistica dei progetti e dei programmi presentati, non si è chiaramente limitato a questo, ma è servito come metodo di ponderazione delle risorse e di riequilibrio del sistema su criteri di opportunità politica, tenuto conto dei valori emersi attraverso gli indici calcolati dal sistema informatico.

Dalle graduatorie pubblicate emerge infatti che decine e decine di istituzioni in tutta Italia, già riconosciute all'interno del FUS, sono state quest'anno escluse. Nelle tabelle non è specificato (opacità certamente deprecabile), per gli enti non sovvenzionati, il quadro esatto e puntuale dei punteggi ottenuti nei tre diversi ambiti (dimensione quantitativa, qualità indicizzata, qualità artistica). Da alcuni riscontri avuti dai diversi operatori con gli uffici competenti tuttavia è emerso chiaramente che la non ammissione al FUS è stata dovuta, in massima parte, a giudizi nella qualità artistica inferiori a 10 punti su 30, limite sotto al quale si era automaticamente esclusi "per indegnità" dalla ripartizione delle risorse.

Questo fatto è inaccettabile e del tutto irragionevole, soprattutto per due ragioni molto semplici:

1. un punteggio inferiore a 10/30 indica una qualità decisamente scadente della proposta, ed è inverosimile che tutti gli operatori "cacciati" dal Fus possano sensatamente essere accusati di ciò. In moltissimi casi si tratta di stagioni concertistiche che da decenni venivano riconosciute e sovvenzionate dal Ministero, dunque delle due l'una: o per decenni lo Stato si è sbagliato a sostenere queste realtà, oppure lo sbaglio è avvenuto quest'anno;

2. la commissione tecnica che ha effettuato le valutazioni quest'anno è la stessa che ha valutato lo scorso anno. Se lo scorso anno, a questa commissione, le programmazioni erano apparse di livello adeguato ad ottenere il riconoscimento, come è possibile che in così tante non lo siano quest'anno? Tutte queste da un anno all'altro hanno svilito così pesantemente le rispettive programmazioni? 

Non si può non considerare, inoltre, che queste decisioni arrivano ad agosto, quando ormai gran parte delle stagioni è stata svolta e queste istituzioni hanno agito e speso nella più che ragionevole e legittima attesa di vedersi riconosciuti all'interno del FUS, come appunto era avvenuto negli anni, a volte decenni, precedenti.

Viene quindi il fondato e legittimo sospetto che il giudizio di qualità non sia stato legato, appunto, solo alla qualità, così come doveva essere, ma sia servito come "correttivo" di un sistema che evidentemente non aveva funzionato perfettamente o, quanto meno, non conteneva al suo interno gli adeguati correttori. In questo quadro si aggiunge l'episodio, non marginale e certamente grave, delle dimissioni dalla commissione tecnica della compositrice Silvia Colasanti, unica musicista all'interno dell'organo, avvenute a commissione aperta e a lavoro non ancora concluso, le cui ragioni sono ovviamente da approfondire ma che facilmente possono essere ricondotte a questo uso distorto e non certamente tecnico del giudizio di qualità della commissione stessa.

Probabilmente non c'erano risorse sufficienti a sostenere tutti gli operatori del settore seguendo pedissequamente i criteri matematici impostati dal DM, perché evidentemente i totali dati dal sistema (tenendo dentro quindi anche la dimensione quantitativa e la qualità indicizzata) erano troppo alti. 

Di fronte a questo problema tuttavia le soluzioni potevano e possono essere due, o aumentare le risorse, oppure prevedere, così come sensatamente avvenuto fino al 2014, un meccanismo di abbattimento del finanziamento stesso, ovvero quanto già previsto dall'articolo 6, comma 1 del previgente DM 9 novembre 2007: Nel caso di progetti artistici di particolare rilevanza finanziaria, l'Amministrazione può prendere in considerazione una parte dei costi ammissibili concedendo la facoltà di ridurre i costi dell'attività, fermi restando i minimi previsti per ogni singolo settore. Perché non inserire nuovamente una previsione così semplice anche nel quadro normativo attuale, visto che ipotizzare un aumento delle risorse è certamente più difficile?

Certo, la soluzione del problema non poteva e non può essere la soppressione, violenta, di decine di realtà importanti, in tutto il Paese, che contribuiscono alla crescita dei territori, peraltro usando come una clava l'arma del giudizio artistico, perché questo oltre ad essere ovviamente illegittimo, offende la dignità degli operatori, per i quali è infamante trovarsi bollati di una simile etichetta, dopo anni di lavoro svolto con abnegazione e professionalità. 

Non può essere il sacrificio di alcuni lo strumento con cui si dimostra che il sistema previsto dal decreto funziona alla perfezione e che i conti tornano.

La richiesta che avanziamo alla Sua persona è pertanto che il Ministero, anticipando gli inevitabili, numerosi e sgradevoli strascichi giudiziari che questa vicenda avrebbe e ponendosi invece dalla parte degli operatori e del Bene Comune, non della difesa del Decreto in sé, revochi i Decreti contenenti le graduatorie e sottoponga al giudizio di nuove commissioni tecniche le programmazioni, aggiungendo eventualmente un correttivo formale che renda l'erogazione del contributo alla fine della procedura compatibile con i vincoli di bilancio.

Chi opera nelle associazioni musicali lo fa per amore dell'Arte e per diffondere la cultura musicale in tutto il Paese. I fondi assegnati a queste istituzioni sono moltiplicatori di crescita, perché tutto è speso per gli artisti, tutto è investito per offrire a più pubblici, in molte zone d'Italia, prodotti qualificati e occasioni di crescita musicale. 

Nella speranza che questo appello possa incontrare da un lato la Sua sensibilità politica e, dall'altro convincerla dei chiari vizi di legittimità di cui si è macchiata la presente procedura, inviamo i nostri migliori saluti.

Interrogazione parlamentare

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02105 Atto n. 3-02105 (in Commissione)

FERRARA Elena , BOCCHINO , IDEM , CARDINALI , COLLINA , CUOMO , DIRINDIN , FASIOLO , FAVERO , LAI , LANIECE , MANASSERO , PALERMO , PUPPATO , SOLLO , RICCHIUTI , PIGNEDOLI - Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. -


Premesso che:


considerato che:


si chiede di sapere:


*Campi obbligatori.

Inviando, autorizzo la pubblicazione on-line dei dati forniti ai sensi della legge 675/96 (Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali).

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